L’era Gutenberg: 569 anni fa nasceva la stampa a caratteri mobili

La Bibbia di Gutenberg è il primo libro stampato in Europa con la tecnica dei caratteri mobili. Nel 2001 è stata inserita dall’UNESCO tra le Memorie del Mondo, il patrimonio dei documenti che l’umanità ha ereditato dal passato.

 

Capire da dove sono nate alcune tecnologie che oggi diamo per scontate riserva sempre delle sorprese. Le storie delle invenzioni che hanno cambiato la società umana sono piene di vicende curiose e complesse, scoperte casuali, rivalità, fallimenti: uno stratificarsi di aneddoti e di personaggi che meritano di essere riscoperti.

Senza dubbio la stampa è una delle invenzioni che più hanno contribuito a plasmare le culture umane e il mondo odierno. Rendere fruibile a un pubblico sempre più vasto un sapere sterminato ha infatti dato una spinta notevole all’evoluzione umana.

È noto che l’invenzione della stampa è da attribuirsi al tedesco Johannes Gutenberg, orafo e tipografo di Magonza, che la mise a punto tra 1445 e 1450. Prima di lui in Cina, tra VIII e X secolo, era stato inventato un sistema di stampa basato su tavolette di legno incise. La xilografia, come chiamiamo oggi questo metodo di stampa, era però ancora sconosciuto in Europa. Di qui l’attribuzione indiscussa della paternità della stampa a caratteri mobili a Gutenberg; di qui anche l’inizio di quella che nel 1962 Marshal McLuhan definì “Galassia Gutenberg”, fondamentale presupposto di quello che sempre McLuhan battezzò “Villaggio Globale”.

 

Come funziona la stampa a caratteri mobili?

Gutenberg cominciò a collaudare il suo torchio tipografico attorno al 1450. Il sistema a caratteri mobili da lui messo a punto gli permetteva di comporre dei testi e stamparli su pagine di carta in fibra di canapa. Nacquero così piccoli libricini sperimentali, come la grammatica latina di Donato.

La lavorazione era tutta manuale. Per comporre ciascuna linea di testo occorreva selezionare a uno a uno i caratteri (forgiati in metallo tenero e fondibile e ottenuti in rilievo da una matrice) e posizionarli in una forma posta sul piano della pressa. Composte le linee di una pagina, la forma veniva inchiostrata tramite pennelli di crine di cavallo. A quel punto si posizionava la pagina di carta inumidita, che una tavola di legno mossa da una vite di legno (torchio) comprimeva contro la forma coi caratteri. Pare che nella tipografia di Gutenberg ci fossero più presse, e che vi lavorassero anche una ventina di operai.

 

La “Bibbia a quarantadue linee”: l’immortale fatica di Gutenberg

La Bibbia di Gutenberg (o «Bibbia a quarantadue linee») è di fatto il primo libro stampato in Europa con la tecnica dei caratteri mobili. Solamente nel 2001 è stata inserita dall’UNESCO tra le Memorie del Mondo. Fu stampata a Magonza a partire dal 23 febbraio 1453 e si compone di due volumi in folio di 322 e 319 fogli (per un totale di 1.282 pagine) e riproduce il testo della Vulgata, la bibbia latina tradotta da San Gerolamo nel V secolo. Per essa Gutenberg ideò tipi di carattere che imitavano la scrittura gotica, la più usata all’epoca in Germania. Ne furono stampate 40 copie su pergamena e 140 su carta di canapa italiana. Il lavoro si protrasse per ben tre anni.

 

Anni travagliati per consegnarci un patrimonio dell’umanità

Nonostante sia considerato oggi uno tra i più grandi inventori della storia, Gutenberg ebbe diversi guai finanziari, finendo addirittura in miseria. Questo perché allora, non esistendo ancora le tutele previste dai brevetti, qualsiasi nuova tecnologia poteva essere copiata e migliorata da chiunque. Johannes Gutenberg si vide riconosciuti i propri meriti solo pochi anni prima della morte, quando l’arcivescovo di Nassau lo accolse alla sua corte stipendiandolo degnamente.

La Bibbia di Gutenberg è uno dei libri più preziosi al mondo. Il valore di un esemplare completo si aggira sui 10 milioni di dollari, ma sono solo 22 quelle integre. Delle 49 copie attualmente in possesso di istituzioni europee e statunitensi, solo due si trovano in Italia, più precisamente in territorio vaticano. La Biblioteca Apostolica Vaticana ne possiede infatti una copia in pergamena e una copia in carta, ma entrambe risultano incomplete.